Prestiti Forzosi

I prestiti forzosi sono quelle forme di prestito nelle quali lo stato obbliga il cittadino a “prestare” soldi allo stato stesso attraverso l’acquisto obbligatorio (“forzoso” appunto) di titoli di stato che verranno rimborsati a scadenza del prestito.

L’affidamento ai prestiti forzosi per aiutare il risanamento del bilancio di uno stato rappresentava un tempo l’unica vera fonte di debito pubblico, poiché la vendita di titoli di stato non era ancora diventata pratica diffusa, mentre oggi il ricorso ai prestiti forzosi rappresenta una sorta di tassa patrimoniale “edulcorata”.

La cessione di credito allo stato a fronte di prestiti forzosi ha infatti l’aspetto di un investimento, di un vero e proprio prestito e non quello di una tassa nella quale il denaro viene versato a senso unico; è proprio in questo senso che numerosi uomini di finanza stanno appoggiando l’ipotesi del ricorso ai prestiti forzosi come strategia di uscita dal perdurare della crisi.

Già il governo francese ha recentemente fatto ricorso a questa forma di pseudo tassazione, mentre l’Italia non ricorre ai prestiti forzosi dal 1976 quando furono gli scatti degli aumenti di stipendio legati alla variazione del costo della vita a diventare l’oggetto del prestito.

L’azione del 1976 ebbe il difetto di imporre prestiti forzosi anche a famiglie non abbienti, mentre le proposte odierne ventilano l’ipotesi di ricorrere a questa forma di credito soltanto per quel 10% di popolazione che possiede il 50% della ricchezza liquida del paese andando così a fornire una buona fonte di reddito senza danneggiare eccessivamente la struttura sociale.

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